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Malattia e guarigione nella visione psicosomatica

Ogni malato ha uno specifico "modo di essere" e un sintomo è parte di un insieme di fattori che comprende postura, gestualità, modo di parlare, di pensare, di comportarsi e di atteggiarsi, metafore verbali, sogni... tutto legato da un filo conduttore unico.

Il mondo del cefalalgico - ad esempio - è differente da quello dell'asmatico e dell'iperteso… Chi soffre di panico, di ansia o di depressione ha mentalità e dinamiche assai diverse tra loro. E nessun caso è sovrapponibile a un altro, ciascuno ha caratteristiche uniche, irripetibili, come l'impronta di una mano…
Considerare ogni persona come un evento unico e accompagnarla a riconoscere e vivere questa sua originalità fa parte del modo in cui l’Istituto Riza concepisce la medicina psicosomatica e rispecchia lo stile con cui ci si dovrebbe sempre occupare dei malati.


Per comprendere questi e altri passaggi è indispensabile recuperare un codice simbolico di lettura del corpo che è stato dimenticato: ogni funzione corporea è caratterizzata da una simbologia specifica che si ritrova in riti, miti, fiabe, usanze che appartengono a tradizioni antichissime, nelle quali la visione olistica non era ancora stata messa in ombra dall'avvento del pensiero scientifico.

Se prendiamo, per esempio, il rush cutaneo di un'allergia, vedremo che non è molto diverso dai colori di guerra dipinti sul corpo da molte tribù di epoche passate; e ha lo stesso senso di un tatuaggio color rosso realizzato sulla pelle del paziente, né è dissimile da un linguaggio ricco di metafore tutte "fuoco e fiamme".

Allo stesso modo il respiro difficile di un asmatico è correlato a sogni e fantasie in cui si libra leggero nell'aria, ha un umore che come il vento cambia all'improvviso, ha una comunicazione fatta più dì silenzi che dì parole ... Ogni funzione organica rimanda a una trama nella quale si intrecciano una dimensione collettiva ancestrale e un mondo di eventi individuali. Ogni malattia riassume una componente archetipica sia una storia personale… e la terapia non potrà fare a meno di modellarsi su ogni singolo paziente e sull'unicità del suo caso.

 

La guarigione quindi segue una via del tutto personale e dipende da come si è fatti, dal carattere, dalle motivazioni, da un "quid" unico e originale che contraddistingue ognuno di noi.
Va aggiunto che un processo di guarigione è sempre un processo di autoguarigione, ovvero ciò che fa ritornare sano un individuo nasce sempre all'interno dell'individuo stesso. "Natura sanat" scriveva Georg Groddeck "medicus curat". 

È la Natura, cioè la vita, che dà il la alla guarigione: nessun intervento, seppur valido, nessuna volontà esterna è efficace se "da dentro", dal profondo, non scatta un cambiamento.

Si tratta di un processo di trasformazione piuttosto misterioso, cui il terapeuta può partecipare come fosse una levatrice che aiuta una donna a partorire. Sia il terapeuta sia la levatrice, però, possono svolgere degli interventi utili, ma restano sempre dei comprimari: i veri protagonisti sono il malato e la partoriente…

Per questo è utile che il terapeuta impari a osservare e ascoltare gli aspetti più personali del paziente, i risvolti che normalmente vengono esclusi con cura dalle visite tradizionali, in quanto poco riscontrabili e, quindi, "non veri" scientificamente.

Non si tratta di rinunciare alla propria cultura medica o psicologica, ma di integrarla in modo più ampio, chiedendosi il significato di un sintomo al di là dell'alterazione organica in sé e per sé. Per esempio, di fronte a un eczema un dermatologo potrebbe chiedersi che significato abbia quella lesione della pelle, che cosa stia raccontando e cosa il paziente cerchi di ottenere con quel disturbo.
Infatti, nella visione psicosomatica, un sintomo rappresenta soprattutto un messaggio che non può esser comunicato in altro modo: esprime qualcosa di inconscio al paziente ed è una forma di comunicazione verso se stessi e verso gli altri.

Per questo la relazione terapeuta-paziente è determinante: quando un malato si rivolge a un terapeuta, prima ancora della guarigione, sta cercando un interlocutore di cui fidarsi e che lo aiuti a comprendere i messaggi "in codice" del suo corpo. Un malato, in genere, è molto attaccato ai propri disturbi: il terapeuta dovrà creare un'atmosfera di stima e di fiducia in cui possa avvenire quel misterioso processo trasformativo che prende il nome di "guarigione". Non dimentichiamo che i sintomi e la malattia, pur creando sofferenza, sono già delle pseudosoluzioni, le uniche che, al momento, il paziente è riuscito a trovare.

Quindi per “modello psicosomatico di cura” messo in atto presso l’Istituto Riza si intende un approccio che tenga conto degli aspetti simbolici della malattia, dia ampio spazio alla relazione col paziente e utilizzi tecniche di colloquio e di rilassamento a mediazione corporea.